Il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-IV-TR) definisce la fobia sociale come una condizione nella quale la persona percepisce "una paura marcata e persistente che riguarda le situazioni sociali o prestazionali che possono creare imbarazzo. L’esposizione alla situazione sociale o prestazionale quasi invariabilmente provoca una risposta ansiosa immediata. Più spesso la situazione sociale o prestazionale viene evitata, sebbene venga talvolta sopportata con ansia intensa". 
Le situazioni più temute sono: parlare in pubblico, fare conversazioni in piccoli o grandi gruppi; mangiare, bere, scrivere, leggere in pubblico; avere un'interazione con figure autorevoli. La fobia sociale può essere generalizzata quando le paure riguardano la maggior parte delle situazioni sociali, oppure non generalizzata quando le persone temono una o alcune situazioni sociali specifiche.

La teoria cognitiva identifica come cause del disturbo due sostanziali valutazioni distorte:

1. La sopravvalutazione dei segnali interni di incertezza e vergogna: rossore, titubanze, tremori, balbettii, etc.
2. L'attribuzione catastrofica di un giudizio negativo del pubblico a questi segnali (valutazione di sé come socialmente incapace, impacciato, e goffo).

Convinzioni legate al sintomo:
le persone temono che le percezioni corporee e/o comportamenti di vergogna e/o agitazione (rossore, voce incrinata, tremori, sudore, balbettio) possano danneggiare irrimediabilmente la performance sociale, così come gli episodi di incertezza momentanea (non sapere che dire, non dire la cosa giusta o dire la cosa sbagliata, non capire le domande, etc.).
Convinzioni auto-valutative: il soggetto si definisce socialmente goffo, incapace, poco brillante; ritiene che questo suo giudizio sia veritiero perché sopravvaluta i segni di vergogna, agitazione, incertezza momentanea nella performance e dell'atteggiamento critico degli altri. E' convinto di essere particolarmente soggetto al giudizio negativo degli altri perché debole dal punto di vista psicologico, di carattere ansioso, e con una tendenza ad esagerare. In questo caso il soggetto coglie la natura psicologica della fobia sociale, ma arriva a una definizione di sé negativa.

Trattamento del disturbo di panico: il trattamento della fobia sociale prende in considerazione il ruolo dei processi di autovalutazione negativa. La terapia si concentra sulla rivalutazione della necessità da parte del paziente di dare una buona impressione di sé; inoltre, della convinzione che ogni situazione sia pericolosa per il proprio status sociale e che l'attivazione di alcuni stati fisiologici (rossore, sudorazione, tremori, balbettii etc..) siano ulteriore fonte di pericolo. Infine, una parte del trattamento è dedicato al riconoscimento delle emozioni di vergogna ed alla rivalutazione dei pensieri automatici che emergono con esse.

 

American Psychiatric Association (2000). Clark, D.M. (2005). A cognitive perspective on social phobia. In: Crozier, W.R., Alden, L.E. (a cura di). The essential handbook of social anxiety for clinicians. Chichester: Wiley & Sons.
Clark, D.M., Wells, A. (1995). A cognitive model of social phobia. In: Heimberg, R., Liebowitz, M., Hope, D.A., Schneier, F.R.. Social Phobia: diagnosis, assessment and treatment. New York: Guilford Press.
American Psychiatric Association (2000). Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorder, Fourth Edition, Text Revision, APA, Washington, DC; tr. it. Masson, Milano, 2002.